Chi siamo,la storia del Gruppo.
La nascita
Nella prima metà degli anni settanta lo sport in generale non viveva della considerazione sociale economica e della partecipazione di massa come lo è ora.
Il ciclismo in particolare era per lo più praticato da chi ne faceva una professione oppure veniva svolto da giovani in cerca di gloria e vogliosi di fare tanta fatica per raggiungere ambiti traguardi. Non c’era spazio per uno sport da praticare come hobby, come tempo libero, come modo di “staccare la spina” dal vivere quotidiano. Erano gli anni del boom economico, degli anni in cui il lavoro, la fatica erano finalizzati a dare un qualcosa in più della pagnotta per sfamare le tante bocche della famiglia: la chiamavano la ricerca del benessere e della comodità. Ma anche quelle conquiste avevano un prezzo da pagare: ritmi di vita sempre più vertiginosi, stress e meno tempo libero. A quei tempi, a Fratta nella vecchia osteria da “Maso”, a due passi dagli argini del fiume Meschio c’era l’abituale punto di ritrovo di un gruppo di amici che passavano il poco tempo libero a discutere appassionatamente di ciclismo e delle gesta di Merchx e Gimondi. Ma col passare del tempo, essi si resero conto che la loro “voglia delle due ruote” non poteva saziarsi con semplici dibattiti e confronti fatti al bar, magari di fronte a un buon calice di vino.
Per loro ciclismo voleva dire ” metter al cul sora la sela de na bici”. Così, di domenica si trovavano davanti all’osteria per partire verso mete più o meno lontane, per verificare la propria capacità di tenute e vincere la sfida con l’amico rivale. Verso il mezzodì la sgambata si concludeva con l’arrivo al’osteria ove l’oste era pronto a “scaraffare” il vino, che in quei momenti assumeva sapore e gusto particolari: di vittoria per chi era andato più forte di tutti, di consolazione per chi vinto dai crampi aveva dovuto piegarsi alla potenza altrui ma che, non gettando la spugna, era pronto a programmare la rivincita per la settimana successiva. Cominciavano già allora a nascere le prime società sportive che avevano l’intento di promuovere il ciclismo amatoriale, fatto di lunghe pedalate anche agonistiche ma sempre basate sul principio di una sana competitività e anche dei “pionieri” dell’osteria da “Maso” la sera del 29 gennaio 1975 decisero di dar vita alla loro. Così, nello studio del Notaio Bevilacqua di Sacile, prese corpo il Gruppo Cicloturistico Meschio, denominazione nata dall’idea di Egidio Reginato di utilizzare il nome del fiume che scorreva a poca distanza dell’osteria da “Maso” e bagnava tutti i comuni degli undici soci fondatori.


La prima gara
L’entusiasmo era grande e la voglia di misurarsi agonisticamente con gli altri di più. Dopo tanti allenamenti il primo maggio ’75, venne il giorno della prima gara. A Parè di Conegliano, i portacolori del “GC Meschio”, Vito Corbanese, Armando Ortolan, Carlo Bortoluzzi e Luciano Bit, si presentarono ai nastri di partenza al fianco di ex campioni dei dilettanti e dei professionisti, gente con poca “ciccia” e gambe piene di muscoli. L’esito della gara fu disastroso. I quattro rossoneri “beccarono” una cotta che fece capire loro il reale significato del termine cicloamatore. Una lezione formativa che servì per il futuro.
Dalle prime vittorie ai trionfi
I “pionieri” del “GC Meschio” intensificarono gli allenamenti, facendo notevoli sacrifici. Le fatiche, a fronte dei particolari inviati al loro passaggio da alcuni paesani seduti fuori del bar “Mascagni” (“dove vali in giro par le strade, no i à gnent da far a casa.”), furono ben presto ripagate. Le vittorie giunsero copiose e ben presto le maglie del “GC Meschio” divennero temute ed oggetto di marcature a vista da parte degli avversari. Nel 1983, a Rossano Veneto, in occasione del campionato italiano la squadra del “GC Meschio” per lanciare il proprio leader Diego Vendramin verso il successo dovette inventare uno stratagemma. Prima della partenza, Vendramin di soppiatto si tolse la riconoscibilissima maglia rossonera per mettersene una di color azzurro. A pochi chilometri dal traguardo, scappò in fuga e quando i più acerrimi rivali, traditi dal perfetto travestimento, ebbero modo di riconoscerlo fu ormai troppo tardi e ogni tentativo di rincorsa fu vano. Vendramin ebbe modo di ripetersi due anni più tardi a Gardolo (TN), dove grazie ad un perfetto gioco di squadra centrò il bis. Anno fortunato l’85 per il gruppo “Meschio” tant’è vero che alla vittoria di Vendramin si aggiunsero i successi di Vito Corbanese (campionato regionale), e Giovino De Luca (campionato nazionale ed europeo medici). Quest’ultimo gran atleta ma, soprattutto, quinta colonna insieme a Gino Cancian nel seguire l’aspetto scientifico della preparazione e della prevenzione medico sportivo dei compagni. Verso la fine degli anni 80, con i vari Botteon, Carlet, Gigio De Luca, Pizzinato, Santantonio, Cia, Poletto, Spagnol ed Armellin, le vittorie arrivano copiose sulle strade di tutto il triveneto. Quest’ultimo nel 1997, in Austria, sul circuito di Villach, pur con i colori di un’altra casacca ha regalato agli amici del “GC Meschio” la gioia immensa della conquista del titolo mondiale cicloamatori


I momenti bui e la rinascita
Come in tutte le cose, ai bei momenti seguirono momenti meno felici. Agli inizi degli anni novanta il movimento del gruppo “Meschio” subì un’involuzione. Per una serie di ragioni molti corridori lasciarono il sodalizio. Il fattore economico imponeva il collegamento a degli “sponsor”, cosa questa in netto contrasto con lo spirito sportivo di “non sporcar la maia”. Nel 1992 fu raggiunto il minimo storico degli iscritti. Ai pochi rimasti spettò il duro compito di ricostruire il gruppo dalle fondamenta. Negli occhi del nostro testimone vivente della storia del “GC Meschio”, Vito Corbanese, si intravedeva la delusione per un sogno che forse si stava spegnendo. Ma il carattere e lo spirito combattivo di Vito e dei suoi pochi fedelissimi, permisero al “GC Meschio” di trovare nuove forze. Come un ciclista sull’asperità più dura, gli amatori del “GC Meschio” si alzarono sui pedali per conquistare la vetta e riuscire a guadagnare la meritata discesa. In quel frangente il “CG Meschio” trovò nelle nuove leve, tra le quali volenterose ragazze, la nuove linfa per rinvigorire il “Meschio”. Di settimana in settimana, di mese in mese, nelle pedalate il gruppo rossonero diveniva sempre più numeroso, questo consentì al “GC Meschio” di aggiudicarsi una serie innumerevole di premi per il gruppo con maggiori partecipanti ai vari raduni provinciali e regionali.
Il fiore all’occhiello
La “Fratta – Gaiardin” poi “Fratta – Lama de Carpen” Trofeo Officine Vinal, rappresenta il biglietto da visita del sodalizio di Fratta. Da anni centinaia di cicloturisti del triveneto non mancano all’appuntamento sulle rampe che portano al Cansiglio. Nella foto si può ammirare Vito Corbanese in azione con alle spalle, in sella alla moto del padre, il giovane Pierangelo Zorzetto pronto a scoprire i segreti del mestiere: pochi anni dopo (nel 1983) Pierangelo metterà a frutto gli insegnamenti del maestro, conquistando il titolo tricolore esordienti.


Il Meschio oltre i confini nazionali
Il feeling con l’Europa del “GC Meschio” inizia nell’estate del 1997, quando sulle rampe del Passo Sella, alcuni soci trovano un compagno di fatica di tutta eccezione: l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi da sempre amante delle due ruote. Con indosso la casacca del Club degli interpreti della UE di Bruxelles, l’onorevole sembra insegnare agli scalatori Frattesi la strada per superare i valichi dei confini nazionali. Nel 1998, con Prodi alla Presidenza della Commissione Europea, il sodalizio rossonero getta le basi per un felice matrimonio con il gruppo di cicloturisti tedeschi Neumarkt ‘ S.Veit.
Il Meschio ed il “doping”
Al “Meschio” la competizione è sinonimo di sana rivalità. A vedere la foto di Romano Roder, una delle figure mitiche del “Meschio”, l’unico doping concesso è un buon bicchiere di vino da bersi a fine pedalata all’osteria, con la bici già sulla rastrelliera. Un brindisi in armonia tra amici che serve a chiudere in allegria la giornata. Roder sembra definire l’hobby delle due ruote. In una mano la bici che rappresenta la competizione e la fatica; nell’altra il “bozon de vin” simbolo del divertimento. Due momenti che devono coesistere, quasi un perfetto equilibrio; con l’unico avvertimento che entrambi non devono conoscere eccessi perché possono essere assai dannosi.
Il “Meschio” ed il sociale
Nel Club i soci del “GC Meschio” si ritrovano non solo per parlare di ciclismo. Gli incontri sono anche momenti per affrontare i problemi del vivere quotidiano e per cercare in qualche modo di risolverli. Questa filosofia del vivere l’associazione come in una grande famiglia, sempre pronta a spalancare le porte all’arrivo di nuovi amici ed, in particolare, ad aiutare chi ha dovuto più degli altri scontrarsi con le difficoltà, con le rampe che spesso la vita ci riserva, ha dato ai cicloamatori Frattesi gioie che valgono ben più di grande trionfo, che non hanno prezzo. Nella foto i fratelli Sanson Paolo e Agostino. Paolo è cieco dall’età di sei anni; con il loro tandem partecipano attivamente alle iniziative sociali.